I thailandesi attribuiscono all'arrivo dei cinesi, nella metà dell'800, la nascita della prostituzione, anche se il Siam era propizio al mercato praticando tradizionalmente la poliginia e soprattutto l'uso della mia nòi - moglie minore - esperta nelle arti dell'amore. Indubbiamente però il primo bordello nel quartiere di Sampeng, a Bangkok, nacque per opera dei cinesi; ci lavoravano solo donne di quella nazionalità e le thailandesi che iniziarono l'attività, a cavallo dei due secoli, adottavano un nome cinese. Le prime vere prostitute, comparvero quando fu proibita la poligamia nel 1934. Durante la seconda guerra mondiale prima e la guerra del Vietnam dopo, il grande afflusso di truppe in licenza a Bangkok fece però fiorire il mercato. A tutt'oggi, il commercio del sesso a pagamento è in mano ai cinesi e la maggior concentrazione è a Chiang Mai nel Nord, a Bangkok e nelle città a forte presenza cinese del Sud (Phuket, Yala). Nonostante la sua fama la Thailandia si colloca però solo al terzo posto fra i paesi asiatici a maggior diffusione della prostituzione, dopo Taiwan e le Filippine. Oggi questo fenomeno procede soprattutto grazie alle numerose richieste sia nazionali che estere, ma anche per l’offerta di migliaia di giovani donne dalle campagne, in cerca di un lavoro. Le ragazze sono vittime di veri e propri racket, di sfruttatori di vario genere, che spesso le reclutano per i villaggi. Per lo più si tratta di giovanissime che vengono ingannate, rapite, e persino comprate, o lasciate andare dai genitori in nome del denaro che guadagneranno. Le ambizioni più diffuse sono quelle di divertirsi, abbandonare la noia del villaggio (nonostante tutto il valore ancora attribuito alla tradizione) con la vana speranza dei bei vestiti e della disponibilità di denaro, e con le comodità che vengono garantite a chi può pagare. Il fenomeno ha radici diverse e non viene ostacolato le ragioni di questo atteggiamento risiedono soprattutto nella sua componente maschile. Le donne non si oppongono alle avventure dei mariti con prostitute, quindi il maschilismo è la vera causa del fenomeno.Non tutte le donne sono prostitute ed è molto triste che un certo genere di turisti, trattino qualunque ragazza giovane, incontrata per strada, come una meretrice, solo per la facilità al sorriso, che viene frainteso. Le giovani thailandesi sono profondamente pudiche ed è difficile vederle anche solo in costume da bagno. Smettiamola una buona volta di parlare della Thailandia come di un paese del sesso a pagamento in ogni dove. Le prostitute ci sono, è innegabile, e nascondono storie di povertà e sfruttamento come fanno in tutto il mondo.Una conseguenza di questo problema è lo sfruttamento sessuale dei bambini. I bambini maschi sono le vittime di organizzate associazioni di pedofili stranieri, che trovano qui il terreno più fertile. Le stime parlano infatti di un numero di giovanissime (e in percentuale minore, ragazzi) dedite alla prostituzione oscillante tra 60.000 e 200.000. Il pericolo del contagio da HIV è ovviamente una delle principali minacce per questi soggetti. Gli assistenti sociali che lavorano al problema sostengono si tratti di veri e propri racket, contro i quali è necessario costituire un coordinamento internazionale di controllo e denuncia.
sabato 26 aprile 2014
Prostituzione in Thailandia
I thailandesi attribuiscono all'arrivo dei cinesi, nella metà dell'800, la nascita della prostituzione, anche se il Siam era propizio al mercato praticando tradizionalmente la poliginia e soprattutto l'uso della mia nòi - moglie minore - esperta nelle arti dell'amore. Indubbiamente però il primo bordello nel quartiere di Sampeng, a Bangkok, nacque per opera dei cinesi; ci lavoravano solo donne di quella nazionalità e le thailandesi che iniziarono l'attività, a cavallo dei due secoli, adottavano un nome cinese. Le prime vere prostitute, comparvero quando fu proibita la poligamia nel 1934. Durante la seconda guerra mondiale prima e la guerra del Vietnam dopo, il grande afflusso di truppe in licenza a Bangkok fece però fiorire il mercato. A tutt'oggi, il commercio del sesso a pagamento è in mano ai cinesi e la maggior concentrazione è a Chiang Mai nel Nord, a Bangkok e nelle città a forte presenza cinese del Sud (Phuket, Yala). Nonostante la sua fama la Thailandia si colloca però solo al terzo posto fra i paesi asiatici a maggior diffusione della prostituzione, dopo Taiwan e le Filippine. Oggi questo fenomeno procede soprattutto grazie alle numerose richieste sia nazionali che estere, ma anche per l’offerta di migliaia di giovani donne dalle campagne, in cerca di un lavoro. Le ragazze sono vittime di veri e propri racket, di sfruttatori di vario genere, che spesso le reclutano per i villaggi. Per lo più si tratta di giovanissime che vengono ingannate, rapite, e persino comprate, o lasciate andare dai genitori in nome del denaro che guadagneranno. Le ambizioni più diffuse sono quelle di divertirsi, abbandonare la noia del villaggio (nonostante tutto il valore ancora attribuito alla tradizione) con la vana speranza dei bei vestiti e della disponibilità di denaro, e con le comodità che vengono garantite a chi può pagare. Il fenomeno ha radici diverse e non viene ostacolato le ragioni di questo atteggiamento risiedono soprattutto nella sua componente maschile. Le donne non si oppongono alle avventure dei mariti con prostitute, quindi il maschilismo è la vera causa del fenomeno.Non tutte le donne sono prostitute ed è molto triste che un certo genere di turisti, trattino qualunque ragazza giovane, incontrata per strada, come una meretrice, solo per la facilità al sorriso, che viene frainteso. Le giovani thailandesi sono profondamente pudiche ed è difficile vederle anche solo in costume da bagno. Smettiamola una buona volta di parlare della Thailandia come di un paese del sesso a pagamento in ogni dove. Le prostitute ci sono, è innegabile, e nascondono storie di povertà e sfruttamento come fanno in tutto il mondo.Una conseguenza di questo problema è lo sfruttamento sessuale dei bambini. I bambini maschi sono le vittime di organizzate associazioni di pedofili stranieri, che trovano qui il terreno più fertile. Le stime parlano infatti di un numero di giovanissime (e in percentuale minore, ragazzi) dedite alla prostituzione oscillante tra 60.000 e 200.000. Il pericolo del contagio da HIV è ovviamente una delle principali minacce per questi soggetti. Gli assistenti sociali che lavorano al problema sostengono si tratti di veri e propri racket, contro i quali è necessario costituire un coordinamento internazionale di controllo e denuncia.
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