mercoledì 30 aprile 2014

Consumer Protection Day (วันคุ้มครองผู้บริโภค)


Il Consumer Protection Day (วันคุ้มครองผู้บริโภค) e' osservato sin dal 1980. Per molte persone, la Thailandia è un paradiso dello shopping completo di prodotti che non si vedranno mai altrove. Uno svantaggio dello shopping in Thailandia, può essere la mancanza di tutela dei consumatori. Qualora in Occidente, possiamo restituire al negozio qualcosa che non vogliamo o che non funziona, ottenendo un rimborso completo, questo non succede in Thailandia. La Protezione dei consumatori a malapena esiste. Se avete intenzione di fare un sacco di shopping in Thailandia, bisogna assicurarsi di seguire questi suggerimenti per proteggersi da eventuali problemi che potrebbero verificarsi con gli acquisti. Controllare sempre con attenzione tutto prima di consegnare il denaro. Controllare l'abbigliamento per assicurarsi che non ci siano macchie, sia strappato nelle cuciture o abbia difetti nel tessuto. Stessa cosa con borse, scarpe, gioielli e quant'altro possa avere difetti o problemi. Nella maggior parte dei negozi in Thailandia a causa della mancanza di tutela del consumatore, se è possibile restituire il prodotto a tutti sarà concesso solo uno scambio e non un rimborso. Prima di acquistare qualsiasi prodotto elettronico in Thailandia, dire all assistente di vendita di collegarlo e verificare che funzioni correttamente. In realtà, questo non sara' così difficile come sembra, come in ogni negozio di elettronica, supermercati, iper - mart e negozi di computer, l'assistente di solito aprirà automaticamente la scatola e colleghera' il dispositivo prima ancora che pagate. Anche in questo caso, se si arriva a casa e non funziona, avrete il fastidio di tornare al negozio e otterrete solo la sostituzione. Con la mancanza di tutela dei consumatori della Thailandia, se stai per acquistare abbigliamento che non è per voi o articoli per la casa come tende, lenzuola, federe e coperte, sapere la taglia esatta o misurare lo spazio in casa prima di avventurarsi a fare la spesa. Molti negozi in Thailandia, anche più grandi come i grandi magazzini o i negozi di interior design non sono troppo felici di scambiare qualcosa e non c'è modo di otterrete i vostri soldi indietro. Verificare diversi negozi per essere sicuri di ottenere il miglior prezzo. A differenza degli Stati Uniti, dove spesso se si acquista un oggetto e lo rivedete venduto altrove con un prezzo più conveniente, il negozio dove avete acquistato vi darà la differenza maggiorata del 10 %, cio' non succederà mai in Thailandia. Se dici al venditore prima di acquistare che si vive o si sta' un sacco di tempo in Thailandia, spesso può impedire al negoziante di barare. Conoscendo un farang (occidentale) arrabbiato e sapendo che potreste tornare di nuovo la settimana dopo lamentando il prodotto venduto da lui, ma con i turisti è facile imbrogliare non c'è praticamente alcuna possibilità che ritorneranno. I venditori thailandesi sono estremamente onesti e molti controllano i prodotti che stanno vendendo prima di prendere i vostri soldi. La Thailandia ha un'ufficio di tutela dei consumatori e il Consumer Protection Act, ma sono molto pochi i venditori che sembrano esserne consapevoli e se lo sono non sembra gli interessi  molto. Come ho detto bisogna proteggersi prima se stessi  se  non vuoi la probabilità di avere problemi .

martedì 29 aprile 2014

Roti Sai Mai ad Ayutthaya


Il Roti Sai Mai è il cibo di strada preferito tra i  tailandesi. Un dolce che è associato con l'antico Regno di Ayutthaya. Anche nei tempi moderni Ayutthaya è ancora il principale centro in Thailandia per la produzione del roti sai mai, lunghi filamenti di zucchero filato di palma. Bisogna riempire i roti con i lunghi fili colorati di zucchero di palma, spesso il roti è di colore verde, questo effetto è ottenuto con l'aggiunta di foglie Pandan alla miscela di uova e farina. Anche se le origini tailandesi dei roti sai mai sono attribuiti all'antico Regno di Ayutthaya è più probabile che l'idea arriva dal sub - continente indiano nei primi scambi con il Regno. Ci sono diversi tipi di roti in vendita in Thailandia. Più spesso i venditori di roti hanno degli antenati provenienti dall'India, Pakistan e Bangladesh o hanno effettivamente migrato nel Regno da questi paesi . Altri fornitori di roti sono prevalentemente musulmani del sud della Thailandia.

lunedì 28 aprile 2014

Il tempio delle tigri a Kanchanaburi

 
Un luogo in cui i felini più temuti si trasformano in micioni. E’ il Wat Pha Luang Ta Bua (il tempio delle Tigri), un luogo sacro per la religione buddista che si estende su 12 ettari di foresta a Saiyok nel distretto di Kanchanaburi, in Thailandia, a circa 170 chilometri da Bangkok e 40 dal confine con il Myanmar. I monaci vivono pacificamente insieme ad un centinaio di tigri, la maggior parte delle quali nate e cresciute tra le mura del monastero o salvate dai cacciatori in cerca della loro pregiata pelliccia. Forse a causa delle abitudini casalinghe, in questo contesto emerge il lato più affettuoso e giocherellone dei felini, che qui si lasciano accarezzare e coccolare senza problemi. Prima di diventare un’attrazione turistica si trattava di un monastero come tutti gli altri nei quali, secondo la religione Thereada (la più antica branca del buddismo), vengono curati gli animali oltre alle persone. Nel 1999 in questa parte della provincia di Kanchanaburi alcuni abitanti del luogo trovarono nella foresta un cucciolo di tigre gravemente ferito. I genitori probabilmente erano stati uccisi dai bracconieri. Venne portato al tempio Wat Pha Luang dove i monaci lo curarono, anche se pare che morì poco dopo. Nelle settimane successive, quasi per caso, arrivarono altre due piccole tigri in condizioni migliori che rimasero a vivere con i monaci. In breve, quando cominciò a circolare questo racconto, vennero portati nel monastero altri cuccioli malati o rimasti orfani, non solo dal circondario ma anche da altre parti della Thailandia. Si tratta perlopiù di tigri indocinesi, una specie in via d’estinzione che qui viene salvaguardata e protetta. Da alcuni anni i felini del tempio sono seguiti anche da un’associazione di volontariato. Il costo del biglietto (circa 15 euro) viene destinato alle spese di pulizia e mantenimento degli animali, che costa circa 750 euro al giorno. Il tempio apre le visite alle 12 e chiude alle 15:30, a quest’ora il portone viene sbarrato ed è impossibile accedere al monastero. Le tigri scorrazzano liberamente nel cortile circondato da un muro di 2 metri. Con un po’ di cautela, e stando molto attenti a passare dietro alle tigri e mai davanti, ci si può avvicinare e accarezzare questi enormi felini. Se si sentono a proprio agio, è probabile che alcuni di loro si distendano zampe all’aria per farsi grattare la pancia come farebbe un gatto domestico. Toccare con le proprie mani un animale del genere è un’esperienza unica, che sembra quasi impossibile. Verso le 13 le tigri vengono portate in un vicino canyon dove rimangono fino alle 16 per essere poi riportate alle loro gabbie, in cui trascorrono la notte. Uno alla volta, i turisti vengono fatti avvicinare agli animali per farsi fotografare. Per chi non vuole aspettare il proprio turno, pagando circa 20 euro si possono realizzare più scatti durante l’incontro ravvicinato. I monaci e i volontari tengono costantemente la situazione sotto controllo e sono pronti a intervenire nel caso in cui le tigri dovessero innervosirsi per l’eccessiva presenza di estranei. Si tratta comunque di un predatore il cui istinto è difficile da placare. Le tigri vengono abituate a mangiare carne cotta o grosse quantità di cibo per gatti, in modo da non far conoscere loro il gusto del sangue ed evitare che possano mettersi in cerca di possibili prede. A quanto pare il sistema funziona, dato che questi felini non sembrano dare importanza a maiali semiselvatici, mucche, daini e galline con cui condividono il verde del tempio. Ogni mattina gli animali vengono portati a fare lunghe passeggiate durante le quali giocano e, soprattutto, si stancano. Un altro modo per tenerle a bada ed evitare che possano creare problemi ai turisti e nel monastero. Verso le 5 del pomeriggio vengono portate a fare il bagno in un laghetto nei pressi del tempio. Pagando circa 50 euro è possibile andare con loro a piccoli gruppi e giocare nell’acqua (ovviamente è necessario un cambio di vestiti dopo questa esperienza). Chi invece è intimidito dalla stazza delle bestie (che possono arrivare a 3 metri di lunghezza e 250 chili di peso, senza contare denti e unghie) può anche restare per tre quarti d’ora nelle gabbie dei cuccioli, sempre assieme ai volontari, e dar loro da mangiare (circa 30 euro). Nel monastero vigono alcune norme di comportamento ma anche di rispetto nei confronti dei monaci che vivono isolati tra le montagne, anche se ormai il tempio è diventato un posto molto più frequentato rispetto a qualche anno fa. Bisogna evitare colori sgargianti che potrebbero attirare troppo l’attenzione delle tigri (sembrano però abituati al colore arancione delle tuniche dei monaci e al viola delle magliette dei volontari) ed è sconsigliato portare oggetti penzolanti (come le macchine fotografiche) perché prenderli a zampate potrebbe diventare il gioco preferito di questi animali. Alle donne viene inoltre chiesto di evitare magliette troppo scollate o gambe scoperte. Secondo un rapporto della Care for the Wild e' invece non più di uno zoo per far soldi dove le tigri vengono maltrattate e fatte soffrire ogni giorno. Con l' intento di scoprire se davvero il Tempio sia o meno un luogo caritatevole e che difende e tratta le tigri in maniera appropiata, l'organizzazione ha stilato questo rapporto che rivela la verità:
Benessere degli animali
- Le Tigri sono tenute in spazi angusti molto al di sotto degli standard internazionali.
- Le Tigri sono tenute in gabbia la maggior parte del tempo.
- Le Tigri sono picchiate, percosse tenute sedute a forza e forzate a esibirsi per il pubblico.
Sicurezza dei turisti
-I turisti devono firmare una "esclusione di responsabilità" all' ingresso che toglie ogni responsabilità, e la richiesta di risarcimento, per eventuali ferite o incidenti avvengano con le Tigri.
-Non esistono zone sicure, sistemi di allarme o di emergenza visibili al pubblico.
-L'unico consiglio sulla sicurezza dato, prima di entrare, è ""se correte davanti a una Tigre la vostra diventerà una pessima giornata."
Falso marketing
Il Tempio è sia un Santuario che una NGO, organizzazione non governativa, riconosciuta per la conservazione della specie ma tutto quello che viene pagato al tempio diventa una donazione. Nessuna Tigre è mai tornata al suo ambiente naturale o in areee protette.
Il Tempio, insieme alla Thai Tourist Board dice di avere 17 Tigri, sette delle quali orfane, ma secondo lo staff del Tempio ce ne sono almeno 114 allevate al solo scopo di farci un profitto.
Il Tempio delle Tigri ha un guadagno stimato in 1 milione di Dollari all' anno, ma non esistono evidenze che questi soldi vadano ad uso della conservazione delle Tigri.
Rischi con l' assicurazione
I visitatori del Tempio in molti casi non vengono coperti delle assicurazioni di viaggio per incidenti avvenuti all' interno di esso, essendo le premesse di una attività pericolosa e quindi non coperta.
Firmare una liberatoria e praticare una attività ad alto rischio, come ad esempio fare una fotografia di fianco ad una Tigre, porta al non poter chiedere nessun tipo di risarcimento.
Il Tiger Temple non è altro che un glorificato zoo dove rischi di rimanere ferito o peggio, mentre contribuisci a alla sofferenza di di uno dei più magnifici animali presenti sulla terra. I fatti riportati non vogliono fermare alcune persone da andare al Tempio delle Tigri e postare la foto della loro vita su Facebook con una tigre, quella è una loro scelta. Ma crediamo che questa non sia la via in cui gli amanti degli animali vogliono vedere trattate le tigri.

domenica 27 aprile 2014

Coccodrilli d'acqua dolce (แหล่งจระเข้น้ำจืดแก่งยายมาก) a Kaeng Yai Mak (Sakaeo)


Il coccodrillo siamese (Crocodylus siamensis) è una rarissima specie di coccodrillo d'acqua dolce originaria del Sud-est asiatico. Gli esemplari rimasti si aggirano intorno ai 5000 esemplari in cattività, i dati in natura sono incerti. Di lunghezza intorno ai 3 metri, con muso piuttosto largo e un'elevata cresta ossea dietro ad ogni occhio. Si nutrono di pesci (loro cibo di scelta), anfibi, rettili e piccoli mammiferi. In cattivita, questi coccodrilli si riproducono durante la stagione umida (tra aprile e maggio) e depongono 20-50 uova. Alla fine del XIX secolo questo Rettile, presente nel Vietnam, nel Laos, nella penisola di Malacca, in Thailandia e nelle isole di Giava e del Borneo era comune e diffuso in tutti i laghi e le paludi dell'Indocina. In seguito a causa dell'uomo, alla ricerca delle sue pelli, la specie andò scomparendo, nella seconda metà del XX secolo in Thailandia era quasi scomparso, alla fine dello stesso secolo era sull'orlo dell'estinzione. Nel XXI secolo sono rimasti piccoli gruppi nel Myanmar e Laos, nel Parco Nazionale thailandese di Pang Sida dove si sta' cercando di ripopolare la specie. Nel luogo dove sono stati scoperti i coccodrilli d'acqua dolce nel 1981 nella Foresta di Huai Nam Yen, si trova una torre osservatorio vicino alla stazione dei ranger nel Parco Nazionale del Po Do 1 (Kaeng Yai Mak). .

sabato 26 aprile 2014

Prostituzione in Thailandia



I thailandesi attribuiscono all'arrivo dei cinesi, nella metà dell'800, la nascita della prostituzione, anche se il Siam era propizio al mercato praticando tradizionalmente la poliginia e soprattutto l'uso della mia nòi - moglie minore - esperta nelle arti dell'amore. Indubbiamente però il primo bordello nel quartiere di Sampeng, a Bangkok, nacque per opera dei cinesi; ci lavoravano solo donne di quella nazionalità e le thailandesi che iniziarono l'attività, a cavallo dei due secoli, adottavano un nome cinese. Le prime vere prostitute, comparvero quando fu proibita la poligamia nel 1934. Durante la seconda guerra mondiale prima e la guerra del Vietnam dopo, il grande afflusso di truppe in licenza a Bangkok fece però fiorire il mercato. A tutt'oggi, il commercio del sesso a pagamento è in mano ai cinesi e la maggior concentrazione è a Chiang Mai nel Nord, a Bangkok e nelle città a forte presenza cinese del Sud (Phuket, Yala). Nonostante la sua fama la Thailandia si colloca però solo al terzo posto fra i paesi asiatici a maggior diffusione della prostituzione, dopo Taiwan e le Filippine. Oggi questo fenomeno procede soprattutto grazie alle numerose richieste sia nazionali che estere, ma anche per l’offerta di migliaia di giovani donne dalle campagne, in cerca di un lavoro. Le ragazze sono vittime di veri e propri racket, di sfruttatori di vario genere, che spesso le reclutano per i villaggi. Per lo più si tratta di giovanissime che vengono ingannate, rapite, e persino comprate, o lasciate andare dai genitori in nome del denaro che guadagneranno. Le ambizioni più diffuse sono quelle di divertirsi, abbandonare la noia del villaggio (nonostante tutto il valore ancora attribuito alla tradizione) con la vana speranza dei bei vestiti e della disponibilità di denaro, e con le comodità che vengono garantite a chi può pagare. Il fenomeno ha radici diverse e non viene ostacolato le ragioni di questo atteggiamento risiedono soprattutto nella sua componente maschile. Le donne non si oppongono alle avventure dei mariti con prostitute, quindi il maschilismo è la vera causa del fenomeno.Non tutte le donne sono prostitute ed è molto triste che un certo genere di turisti, trattino qualunque ragazza giovane, incontrata per strada, come una meretrice, solo per la facilità al sorriso, che viene frainteso. Le giovani thailandesi sono profondamente pudiche ed è difficile vederle anche solo in costume da bagno. Smettiamola una buona volta di parlare della Thailandia come di un paese del sesso a pagamento in ogni dove. Le prostitute ci sono, è innegabile, e nascondono storie di povertà e sfruttamento come fanno in tutto il mondo.Una conseguenza di questo problema è lo sfruttamento sessuale dei bambini. I bambini maschi sono le vittime di organizzate associazioni di pedofili stranieri, che trovano qui il terreno più fertile. Le stime parlano infatti di un numero di giovanissime (e in percentuale minore, ragazzi) dedite alla prostituzione oscillante tra 60.000 e 200.000. Il pericolo del contagio da HIV è ovviamente una delle principali minacce per questi soggetti. Gli assistenti sociali che lavorano al problema sostengono si tratti di veri e propri racket, contro i quali è necessario costituire un coordinamento internazionale di controllo e denuncia.

venerdì 25 aprile 2014

Il cinema thailandese


Gli scenari naturali della Thailandia sono spesso scelti come locations dalle produzioni internazionali, sia per la loro bellezza, sia per i contenuti costi di produzione. Molti film commerciali, destinatu soprattutto al mercato delle video cassette, vengono girati qui, dove si trovano con abbondanza foreste e cascate, sperduti isolotti, spiagge con le palme, ma anche manodopera a basso costo. Un episodio della serie di James Bond, L’uomo dalla pistola d’oro, venne girato nella splendida Kho Tarutao, nella baia di Phang Nga. Ci sono decine di cartelli a ricordarlo, ribattezzando lo stesso luogo “Baia di James Bond”. Circa il 50 % della produzione cinematografica locale è dato proprio dalle produzioni di film di avventura nord americani. Il resto, destinato al mercato interno o asiatico, è spesso fornito dalle brutte copie dei più famosi film d’azione, con sparatorie, eroi insanguinati e l’inevitabile liberazione della bella di turno dalle grinfie del cattivo. Il Festival Nazionale di cinematografia è il Tuk Kata Thong Awards, istituito negli anni ottanta e che premia, oltre che i film ritenuti più belli, anche quelli che fanno più incasso. Ma estiste anche un cinema d’autore che, più ancora che in europa, fatica a trovare spazio nei grandi circuiti cinematografici. La Thailandia ha visto un’esplosione della cinematografia nazionale negli anni ’70 quando il governo thailandese impose una forte tassa sui film di importazione, che porto’ a un boicottaggio dei film americani. Il 1981 vide il ritorno dei film di Hollywood in Thailandia, mentre l’industria cinematografica thailandese era quasi morta fra gli anni ’80 e gli inizi del ’90, si producevano circa 10 film l’anno. Ma in questo periodo escono alcuni film e appaiono alcuni registi che entreranno di diritto nella storia della cinematografia thai. I maestri furono,: il principe Chatrichalerm Yukol che faceva parte della famiglia reale, Vichit Kounavudhi, Euthana Mukdasanit, Pleng Sudtai, Vichit Kounavudhi, Jazz Siam. I film piu' importanti di Chatrichalerm Yukol in questo periodo furono “Khao Chue Karn” e “Thep Thida Rong Raem”. I due film piu’ famosi di Vichit Kounavudhi furono “Khon Phukao” e “Luk Isan”, entrambi meta’ film meta’ documentario. Luk Isan, ragazzi del Nordest. basata su una novella dallo stesso nome. Luk Isan, ragazzi del Nordest, e’ la vera eccezione del periodo. Il film e’ del 1983 e si basa su una novella dello stesso nome, che narra la storia di una famiglia di agricoltori dell’Isan e le loro tribolazioni. Luk Isan fu il primo film a offrire uno spaccato di vita sociale. Euthana Mukdasanit, che nel 1984 aveva diretto un film arrivato anche ai festival occidentali e vinto il premio come miglior film al Festival Internazionale del Cinema delle Hawaii, Peesua Lae Dokmai, “La farfalla e i fiori”, ha avuto un grande successo nel 1987 con Longkha Deang, un film musicale interpretato da un cantante molto popolare in patria e ambientato in un manicomio. Pleng Sudtai di Pisan Akareserank del 1987 e’ il primo film di argomento gay mai realizzato in Thailandia e ha incassato in patria il corrispettivo di 1 milione di dollari ottenendo riconoscimenti all’Asian Pacific Film Festival di Taiwan. L’anno dopo lo stesso regista ha diretto una sorta di sequel Rak Taraman, che ha avuto un successo quasi equivalente. L’anno dopo il consenso dei critici  ando’ a un altro melodramma musicale, Ruen Pae, “la casa sul fiume”, di Vichit Kounavudhi, che adattava per lo schermo uno dei piu’ famosi racconti popolari thailandesi. Per contro nel 1988 e’ naufragato miseramente l’ambizioso tentativo di Jazz Siam, un regista che ha voluto denunciare il ruolo reazionario che alcuni santoni possono giocare nella vita sociale del paese. Lo stile del film e’ molto realistico e la denuncia molto vibrante pero’ il film non ha avuto alcun successo anche per via del boicottaggio operato dai leader delle comunita’ religiose. Il governo ha avuto una politica contraddittoria nei confronti della cinematografia. La tassazione sui film, in particolare sull’import-export e’ molto forte, ma ad essa corrisponde una totale deregulation per quanto riguarda la vigilanza commerciale. Infatti a Bangkok fiorisce il piu’ grande mercato clandestino di cd di tutto il Sudest asiatico, con la possibilita’ di reperire i film prima che vengano programmati nelle sale. La crisi economica del 1997/98 non permetteva film da grandi budget, ma il gusto dei tai spinto dal fatto di voler comptere coi film stranieri fece spostare i budget disponibili dalla quantita’ alla qualita’. I film di qualita’ richiesti da crtitici, studiosi, direttori di televioni commerciali e di sale cinematografiche arrivarono e apparve una nuova generazione di registi thai, diversi dei quali hanno studiato filmografia all’estero, che crearono un boom nel periodo. Questi registi sono stati incoraggiati sia dalla critica thai che da quella internazionale che parlano di una nuova ondata thai. Questi registi favoriscono il realismo, l’innovazione e una forte identita’ thai. Il primo film a soddisfare queste richiese e’ proprio del 1997 il dramma poliziesco di Nonzee, “2499 Antapan Krong Muang” che fece un record al botteghino incassando più di 75 milioni di baht. Fun bar karaoke, di Pen-Ek Ratanaruang del 1997 e’ una satira sulla vita di Bangkok in cui i protagonisti principali sono un playboy di una certa eta’ e sua figlia, ha ricevuto acclamazioni dalla critica per il modo di dipingere il moderno modo di vivere urbano mescolato a saggio umorismo. Il film si distinse sulla scena internazionale al Berlin Film Festival ma ebbe un limitato successo di cassetta in casa. Fu la prima volta dopo venti anni che un film thailandese si presentava sulla scena internazionale. Un avviso di cosa sarebbe successo nell’industria cinematografica thailandese si ebbe quando nel 1998 Nonzee Nimibutr fece uscire Nang Nak, un famoso remake della famosa storia dello spirito thai che ha avuto non meno di 20 precedenti edizioni cinematografiche. Questo film non solo ha un’eccelente azione e un ottimo detaglio ma  tenta di rendere Nang Nak uno spirito simpatico piuttosto che un fantasma orribile. Il fim divenne il piu’ grosso successo della storia thai, superando al botteghino anche il Titanic, conquistando premi per la miglior regia, la miglior direzione artistica e la miglior colonna musicale all’Asia-Pacific Film festival nel 1999. Incasso’ 149.6 milioni di baht, che forse oggi possono sembrare pochi per un film di successo ma fate un po’ voi i conti, in quel periodo un biglietto del cinema costava in Thailandia 50/60 baht, oggi 44 baht sono circa un euro. Wisit Sasanatieng che era gia’ conosciuto dagli addetti ai lavori per aver scritto le sceneggiature di Dang Bireley's e Nang Nak usci’ con il film “Tears of the Black Tiger”, (Le lacrime della Tigre Nera), omaggio al film d'azione thailandese degli anni 1960 e '70. E 'stato il primo film thai ad essere incluso nel programma del Festival di Cannes. Il successo dell’anno 2000 fu il film Satree lex di Yongyoot Thongkongtoon che drammatizza in modo umoristico la scalata sportiva di un team di volleyball di Lampang composto quasi interamente di travestii e transessuali. In casa questo film fu' il secondo piu’ grosso successo del botteghino dell’anno e fu' il primo film thailandese proiettato nei cinema d’essay in Europa e in America. Un'altro fim che richiama l’attenzione internazionale, sempre nello stesso anno fu' Sukhothay, film epico e storico diretto dal Principe Chatri Chalerm Yukol. 40 mesi e 20 milioni di dollari per fare un film che narra un ben conosciuto episodio della storia thai in cui una regina di Ayutthaya sacrifico’ se stessa nella battaglia di Hanthawaddy per salvare la vita del re. Sebbene ricco in costumi e scenari fu' un fiasco all’estero e fu' aspramente criticato perche’ poderoso e troppo lungo. Il leggendario produttore-regista americano Francis Ford Coppola riadatto’ il film creando una versione piu’ corta che soddisfasse i gusti internazionali dal titolo  The Legend of Suriyothai, il film non ebbe ugualmente successo. Per capire che il ruolo della cinematografia thailandese nel mondo continuava a espandersi basta considerare i film successivi fra cui l’acclamato Mon Rak Transistor di Pen Ek, del 2001. Esso prese un tema abbastanza normale nella cinematografia internazionale, l’odissea tragico comica di un giovane che tenta di diventare fanoso come cantante di luk thung, svuppando pero’ il valore della produzione fino a portarla a raggiungere i piu’alti standard internazionali. Questa nuova ondata porto' al successo artistico e commerciale di una nuova generazione di registi cresciuti al di fuori del sistema tradizionale e spesso restrittivo degli studi thailandesi. Il leader di questo movimento fu' Apichatpong Weerasethakul, con lui si arrivo’ a uno dei piu’ importanti momenti della cinematografia thai, questo successe a Cannes, nel 2002, il Premio di Speciale Considerazione fu' assegnato al film "Blissfully your". Fu' premiato un film che mostrava un notevole lavoro e raccontava il romanzo fra una donna thai e un'immigrato birmano illegale. Il film, premiato all’estero, ha ricevuto soltanto proiezioni limitate in Thailandia e un DVD del film è stata censurato. Un’altro successo internazionale arrivo’ al festival di Cannes del 2003, che premio' il film di Apichatpong "Tropical Malady" con il Premio della Giuria. Il film racconta una storia d'amore gay tra un soldato dell'esercito e un giovane ragazzo di campagna. Nessuno dei film di Aphichatpong ha comunque mai avuto successo in casa, dove sono considerati troppo occidentali. Miglior successo di botteghino sia in Thailandia che all’estero ricevette invece il film di Phrachia Pinkaew "Ong Bak" del 2004 considerato uno dei migliori film sulle antiche arti marziali di tutti i tempi. Un altro favorito, nello stesso anno del circuito dei festival e successo di botteghino in Thailandia fu' il film di Jira Malikul Mekhong "Full Moon Party", che contrappone credenze folcloristiche sulle misteriose “palle di fuoco” che escono dal Mekong con lo scetticismo degli scienziati di Bangkok, dei media e del buddhismo thailandese. E’ anche il primo film parlato in dialetto isan con sottotitoli in thailandese. Il problema del cinema thailandese era e rimane, tuttavia, come confrontarsi con il cinema americano e occidentale in generale, ricercando una produzione che sia culturalmente autonoma. E’ una contraddizione difficile da risolversi ed e’ abbastanza simile quindi al problema che ha l’Italia. Cio’ da la dimensione del problema cui si accennava all’inizio: la difficolta’ per il cinema thailandese di mantenere una propria identita’ di fronte alla spinta del business. Un cinema nazionale e nello stesso tempo un cinema camaleontico si confrontano.Non e’ dato per adesso capire chi prevarra’. L’unica cosa certa e’ che l’affermarsi di una via o dell’altra non e’ priva di conseguenze per la cultura del paese. Il consiglio di censura continua ad operare in base a un Atto del 1930, per cui i proprietari di teatri e le emittenti televisive devono presentare i film che hanno intenzione di mostrare al Film Censorship Board per la visione. La prima commissione di censura includeva uomini e donne eletti dai ranghi dell'aristocrazia, il servizio civile e la polizia. Ogni film che passava la censura doveva includere un timbro su ogni bobina, e sugli stampati pubblicitari. La Polizia Nazionale era responsabile per lo screening film e video fino al settembre 2005, quando il Ministero della Cultura ha assunto la funzione. Tutti i VCD e DVD venduti per essere visualizzatil deve recare il segno che ha superato la censura. Sui VCD e DVD prodotti in Thailandia i censori prestano una particolare attenzione contro le immagini di nudità, sesso, fumo, la presenza di alcol e di armi puntate verso la gente, tutte immagini che sono proibite in trasmissioni televisive. In certi casi, atti violenti potrebbero essere tagliati, sicuramente tagliati sono il sesso e la nudità.  DVD importati non sono generalmente alterati dalle autorità thailandesi, anche se i dipendenti del Ministero della Cultura stanno bene attenti e fanno pressioni sui rivenditori pregandoli vivamente di non importarli. Fra i film la cui censura ha fatto scalpore ci sono utte le versioni della storia di Anna Leonowens e il re Mongkut (Rama IV) sono stati vietati in Thailandia, dalla prima versione del musical del 1956 “The King and I” al più recente film animato del 1999 quest’ultimo e’stato censurato perche’ "alcune scene distorcono la storia e insultano il re " nonostante il fatto che un certo numero di modifiche vennero apportate al film. Al cinema, ogni spettacolo inizia con l'inno nazionale, che tutti gli spettatori ascoltano stando sull'attenti, anche gli stranieri, davanti al ritratto reale proiettato sullo schermo.

giovedì 24 aprile 2014

I Paduang (Koh Yao)


Le minoranze etniche che vivono sulle montagne delle regioni del nord della Thailandia sono chiamate tribu' o gente delle montagne “chao khao” ; oppure “khon pucao”; che letteralmente tradotto nella nostra lingua significa: i montanari . Ogni tribu' parla una lingua a se' , ha una differente religione, usi e costumi propri. La maggior parte sono semi-nomadi che migrarono in Thailandia dal Tibet. I “Padaung” infatti, sono un popolo seminomade appartenente alla stirpe dei Karen (i thai infatti usano chiamare le donne giraffa quali “le Karen dal collo lungo”) sono ammirabili in 3 diversi villaggi posti intorno a Mae Hong Son, vicino al confine con il Myanmar, quello di Nam Phiang Din, il più grande è quello di Nai Soi, a 35 km a Nord Ovest di Mae Hong Son conosciuto anche come Nupa Ah, e un altro è quello di Khun Huai Dua. Attraversarono in tempi relativamente recenti il confine di stato provenienti dalla Birmania stessa, dove alcuni conflitti etnici e politici nonché razziali ne avevano da tempo reso ardua l’esistenza. La Thailandia ha accolto quali profughi questi popoli, ma in maniera piuttosto fredda e distaccata relegandoli ad aree strettamente attigue al confine stesso, confine che i Padaung non possono più riattraversare pena la morte. Per lo Stato thailandese i Padaung costituiscono comunque una importantissima fonte di redditività turistica, tanto che sui loro villaggi vige una stretta e rigorosa sorveglianza nonché alcune imposizioni sui costumi di questo popolo che progressivamente ha oramai perso la tradizione culturale di applicare i famosi anelli al collo. Anch’essi hanno un passato come coltivatori di piante oppiacee, ma avendo poi avuto fortissime restrizioni dall’esercito, si sono riciclati in bravissimi artigiani nella lavorazione di oggetti in legno e metallo. Li aiutano non poco e sicuramente ad un prezzo altissimo, le entrate economiche dovute e derivanti da un certo flusso turistico di curiosi , per quella che è una particolarità delle loro donne e che ha reso questa tribù primitiva, veramente molto conosciuta e famosa in tutto il mondo. La particolarità delle loro donne è quella di portare fin da bambine dei “collari” metallici che le costringono a stare continuamente con il collo allungato… Mano a mano che crescono poi, questo collare viene sostituito continuamente da un’altro e progressivamente più alto del precedente. Questo stimola continuamente l’allungamento delle vertebre cervicali e quindi un conseguente allungamento del collo, considerato anche, si dice, sinonimo di bellezza e fascino femminile. Fino ad arrivare in età adulta dove, alla fine del processo di accrescimento fisico, hanno ormai dei colli lunghi più di una trentina di centimetri. Proprio per questa particolarità, sono anche dette “donne giraffa”! Si dice inoltre che nelle loro usanze culturali ci sia anche quella per cui nel matrimonio, il marito abbia potere di vita o di morte rispetto alla moglie. In caso di tradimento o altra colpa grave per esempio, lui è autorizzato a togliere il collare! Quello che ci potrebbe sommariamente apparire come una liberazione risulta poi invece… una vera e propria condanna a morte. Infatti, dopo una vita che indossano quel collare… la muscolatura che sostiene il collo è ormai in gran parte completamente atrofizzata e la testa non più sostenuta… ricade sulle spalle. L’esofago e la trachea di conseguenza così, oltremodo allungati… pian piano si ripiegano su se stessi…impedendogli di deglutire il cibo e respirare. Il collare è grezzo ed in metallo pieno… pesa oltre cinque chili! Non è solo il collo ad allungarsi… ma anche le clavicole ad abbassarsi Il che non consente quindi, una buona ossigenazione polmonare. Questo le porta lentamente, ma inesorabilmente ed in breve tempo, alla morte! Resta famoso un servizio di "National Geographic" dove è riprodotta la radiografia del collo di una donna Padaung: le vertebre cervicali sono separate le une dalle altre; con i muscoli del collo completamente atrofizzati la donna, senza anelli, non potrebbe più sostenere il peso della propria testa. In certe comunità, anziché aggiungere nuovi anelli alla spirale esistente, viene tolta alla bambina la vecchia spirale e sostituita con una nuova, più lunga, formata da più spire. Durante questa operazione è la madre a sorreggere la testa della figlia che, altrimenti, resterebbe completamente disarticolata. L’origine del cinico costume di stravolgere la struttura vertebrale con l’aggiunta di anelli di bronzo si perde nella leggenda che narra che i Nat (gli spiriti che fanno parte della tradizione di ogni popolo birmano) della tribù dei Karen, per punire i Padaung, aizzarono le tigri più feroci della foresta controre loro donne. Fu così che gli uomini vedendole morire una dopo l’altra, decisero di forgiare dei grossi anelli d’oro con cui proteggere il collo, i polsi e le caviglie dai morsi dei felini. Da allora quell’usanza non fu più abbandonata ed anzi si tramutò in simbolo di bellezza, seduzione e fedeltà . Da secoli il rito di iniziazione si ripete pressoché identico: all’età di 5 anni durante una cerimonia ricca di canti e danze alle bambine vengono applicate spirali di ottone alle braccia e alle caviglie e un collare del peso di circa tre chili attorno al collo, ogni due anni viene aggiunto un anello. Le regole, nella società Padaung, sono nettamente differenziate tra uomo e donna: gli uomini hanno le loro leggi, le donne le loro. Si tratta probabilmente di un retaggio antico, quando la società Padaung era matriarcale. E' la madre a decidere se mettere o no alla propria figlia gli anelli attorno al collo. Nella tradizione del popolo Padaung, le ragazze che non indossavano la “corazza d’ottone” erano considerate prive di moralità: non potevano sposarsi e avere figli..Due o tre volte al giorno le donne Padaung provvedono ad un'accurata pulizia del proprio collo. Il clima caldo e umido, il sudore e le condizioni igieniche precarie favoriscono la formazione di ossido tra gli anelli e l'annidarsi di infezioni su quella parte del corpo, con conseguente rischio di ulcerazioni che non potrebbero curare. La loro pelle sotto quegli anelli è qualcosa di orribile, anche sulle donne più giovani: una specie di duro cuoio, raggrinzito ed incartapecorito, di un colore marrone giallastro, quasi l'enorme crosta di un'unica cicatrice. La loro medicina è relegata ad una specie di sciamano con rimedi erboristici ed esoterici. Sono basse di statura. Il lungo collare gli limita i movimenti e che perciò non fanno grandi cose lavorative nel quotidiano. Infatti, sembravano proprio oziare in gruppetti di due o tre, sotto le proprie capanne. Camminano a piccoli passi, come se avessero le gambe bloccate dagli anelli che portano ai polpacci. Le mani si intravedono appena, con i polsi sottili nascosti da un'infinità di bracciali d'argento..Vivono in simbiosi con la foresta a cui devono tutto quello che hanno per il loro sostentamento e mantenimento, hanno una religione e filosofia ideologica, “animista”. Non c'è radice o erba che sfugga al pentolone che bolle in continuazione sul fuoco, anche se è raro vedere le donne-giraffa mangiare: tutt'al più si limitano a spizzicare qualcosa di nascosto, e mai tutte insieme. Il momento della deglutizione le porta a compiere strani movimenti con la testa, si deduce che deve essere particolarmente lunga e forse anche fastidiosa da effettuare.. Avvicinandole si sente subito l'alito "profumato" di aglio e zenzero. Le gengive rosa sono quasi completamente prive di denti. Le donne portano tutte una chioma lunghissima che, se sciolta, raggiunge i loro piedi… praticamente non tagliano mai i loro capelli. I loro bambini, sono come i bambini di tutto il mondo… giocano, corrono e scorrazzano! Le bambine con quelle testoline dritte… e già imprigionate nei collarini metallici. Osservando i maschietti, pochi in verità e solo piccoli (evidentemente questi, iniziano e partecipano alle uscite dei grandi, in tenera età) non possiamo che pensare alla loro fortuna per essere nati maschi e poter così evitare quella strana, singolare e per noi crudele, usanza. Oggi purtroppo questa tradizione viene continuata anche per sollecitare ulteriormente la spregiudicata attrattiva turisitica. Questo e' forse l’ultimo baluardo di uno dei popoli più antichi e primitivi esistenti nella Thailandia… prima che possano arrivare purtroppo, a scomparire eventualmente del tutto.

mercoledì 23 aprile 2014

Letteratura Thailandese


 Si ritiene che il primo lavoro letterario in thailandese sia stato Traibhumi Phra Ruang o Thebumikatha composto nel Periodo di Sukhothai da re Maha Dhammaraja I o Phya Li Thai (R. 1347-1368 circa), nel 1345. L'opera descrive i tre reami dell'esistenza in base alla cosmologia buddhista. Questo lavoro continua ad avere notevole influenza nel mondo artistico e culturale thailandese. Non solo quest'opera ma quasi tutta la produzione letteraria thailandese del periodo successivo e' essenzialmente religiosa. Molta della letteratura degli antichi giorni consiste di lavori direttamente o indirettamente buddhisti o induisti. le storie jataka, ad esempio, raccontano le passate vite del Buddha e furono tradotte dal pali in thailandese attorno al XV secolo. Da queste storie hanno avuto origine molte altre storie popolari e classiche.Uno dei massimi periodi di fioritura della letteratura thailandese si ebbe durante il regno di re Narai il Grande. Il circolo letterario si costitui' in questo caso intorno al re e al massimo poeta del momento Sri Praj. Questi fu il poeta preferito da Narai che gli concesse il titolo di Glorioso Letterato.la vita di Sri Praj oscilla fra realta' e leggenda. Oltre a un lungo poema il "Kamsuan Sri Praj" dove racconta il suo esilio, abbia scritto brevi composizioni per tenzoni poetiche.Intorno a questo periodo un gruppo di 50 storie jataka furono aggiunte alle tradizionali 547 da studiosi di pali in Chiang Mai. Dieci di queste storie si trovano normalmente nelle cappelle di ordinazione di vari templi, la principale e' la Mahajati o Mahavessantara, la storia della penultima vita del Buddha, le altre nove sono: Bhuridatta, Chandakumara, Mahajanaka, Mahosatha, Narada, Nemiraja, Suvannasama, Temiya e Vidhura.Fra le tante opere che andarono perse con la distruzione di Ayutthaya si possono ricordare:- Varie versioni del Ramakian.- il Phra Low.- il Sang Thong- l'I-nao.- il Khun Chang e Khun Phaen.il Ramayana arrivo' in Thailandia molte centinaia di anni fa, di questo ci sono rimaste prove, come sculture e incisioni che sono state trovate in molti luoghi storici della nazione. Durante il periodo di Ayutthaya un certo numero di episodi fu adattato per essere usato negli spettacoli di corte, chiamati khon. La versione del Ramayana e' conosciuta come Ramakian. le varie versioni di quest'opera che esistevano in Ayutthaya furono distrutte nel 1767 dai soldati birmani. Oggi grazie a tre re della dinastia Chakri ne esistono tre versioni e c'e' una traduzione in inglese.Il Phra Low e' un classico della letteratura del primo periodo di Ayutthaya, risale al regno di re Phra Narai, racconta una storia che si svolse nella provincia di Phrae, nel nord della Thailandia e racconta una storia d'amore alla Giulietta e Romeo, cioe' un amore disgraziato fra due giovani appartenenti a due famiglie rivali..Il Sang Thong o "Il principe dalla conchiglia d'oro" e' una storia antica ripresa dalla Panyatsa Jataka (Panasa Jataka). In base a questa Jataka la storia di Sang Thong e' conosciuta come Suwanna Sang Jataka. La storia fu adattata per essere usata negli spettacoli durante i periodi di Ayutthaya e Rattanakosin. L'ultima versione del Sang Thong fu scritta alla corte di re Rama II, con la partecipazione del re, del futuro Rama III, di Suthorn Phu e dell'intera corte di poeti. L'opera continua ad essere rappesentata a teatro.l'I-nao e' un classico della letteratura thai che trova le sue origini nel tardo periodo di Ayutthaya. Fu ripreso dalla letteratura indonesiana, e' infatti la traduzione della ben nota storia storia delle avventure del principe eroe nazionale giavanese. Fu riscritta da re Rama II in perfetto stile thai ed e' ancor oggi ogetto di rappresentazioni teatrali.Khun Chang e Khun Phaen, opera famosa nella letteratura thai fin dal tardo periodo di Ayutthaya. In quel tempo l'opera era popolarmente rappresenta in un tipo di ballata thai chiamata sepha. Con la distruzione di Ayutthaya la versione originale fu bruciata dai soldati birmani. Fu durante il secondo e terzo regno che il Khun Chang e Khun Phaen fu riscritto e la sepha torno' a nuova vita. Il poema racconta una storia d'amore sentimenti e umorismo che coinvolge un triangolo formato dall'eroina e da due amanti. la storia, a parte la bellezza di espressione, contiene una miniera di informazioni sulle antiche credenze e i costumi sociali thailandesi prima dell'impatto con la civilta' occidentale. la storia e' oggi tradotta in inglese e francese.Altri classici da ricordare nella letteratura thailandese sono:- il Sam Kok che e' una traduzione del Sam Kuo Chi, lo storico romanzo cinese dei Tre Regni, scritto in prosa con perfette espressioni per quanto riguarda stile e linguaggio.- il Rajadhirat che e' la traduzione della storia Mon che racconta in larga parte la guerra fra il re mon Rajadhirat e la sua lotta per il predominio sopra i mon e i birmani. Il valore del libro non e' pero solo nei fatti storici ma anche nel perfetto stile thai della scrittura.- Il Phra Aphaimani, storia romantica scritta in versi da uno dei piu' popolari poeti thailandesi. Storia immaginaria d'amore, intrigo e avventura che riflette alcune idee thai sugli europei del XIX secolo.Se si intendono definire alcune alcune caratteristiche della letteratura thai si puo' dire che fu in un primo tempo influenzata dalla cultura indiana, che all'inizio fu principalmente religiosa e che fino alla meta' del XIX secolo fu sopratutto in versi. Questi versi erano di cinque tipi: klawn, rai, khlong, chan e kaap. Ognuno di questi tipi di versi usava complesse e strette regole per la metrica, il ritmo, il numero di sillabe. Gli ultimi due tipi di versi il chan e kaap erano derivate da versi sanscriti, le altre forme erano originali thailandesi, queste rimasero, le forme sanscrite sparirono dall'uso nel XXI secolo.Questi versi furono scritti per la maggior parte da aristocratici o dalle persone di corte, dato che queste erano le sole classi istruite e in grado di farlo. L'autorevolezza dei re in campo letterario si puo' vedere in tutti i periodi della storia del paese, da Sukhothai a Bangkok. Nel periodo di Ayutthaya sopratutto re Narai il Grande fu un grande patrono delle arti. Nel periodo di Rattanakosin Rama II (R.1809-1824) e Rama VI (R. 1910-1925) furono abili poeti e grandi protettori di artisti.Rama I e il suo gruppo di letterati composero nel 1798 la piu' lunga versione del Ramakian incorporando elementi thai e buddhisti per preservare la conoscenza dei riti e delle tradizioni del periodo di Ayutthaya. Il Ramakian di re Rama I e' la maggior fonte storica di tradizioni mediovali thai.re Rama II compose due episodi del Ramakian per rappresentazioni storiche e scrisse diversi altri poemi epicicompreso un nuovo Inao. Questo poema e' una grande fonte storica di informazioni sui costumi, sulle abitudini e sulle tradizioni thailandesi dei primi del XIX secolo. E' regolarmente rappresentato a teatro.Figura predominante di questo periodo fu Suthorn Phu 1786-1855, un geno poetico di cui si e' lungamente parlato.Re Rama V e re Rama VI furono abili scrittori la cui creativita' si espresse sia in prosa che in poesia. Fra i lavori letterari di Rama V si ricorda Ngo Pa e una ben conosaciuta collezione di Klai baan o "Lontano da Casa" sul suo viaggio in Europa nel 1906-7. Fra i lavori piu' conosciuti di Rama VI si ricordano Matthana Phatha, Phra non Kham Luang e diversi articoli patriottici intitolati Thai Chong Tun Thoet o "Svegliatevi Tutti Thailandesi". Fu' verso la fine del regno di re Rama V (r. 1868 - 1910) che la letteratura comincio' a dare una maggiore importanza alla prosa. Furono scritti romanzi, racconti, storie brevi chiaramente influenzate dalla letteratura dell'Occidente. In questo periodo furono scritte due novelle “Luk Phu Chai” da Sri Burapha e “Sattru Khong Chao Lon” da Dok Mai Sod ma occorre aspettare il 1929 per avere una qualsiasi novella thai di qualche sostanza: Il Cerchio della vita. Di nuovo fu un nobile, Arkartdamkeung Rapheephat, meglio conosciuto come principe Durkirng, a dare il via. Si trattava di un romanzo di accento autobiografico che seguiva un giovane dell’alta classe thai nei suoi viaggi a Londra, Parigi, USA e Cina nel 1920. La novella di tono esistenzialista divenne istantaneamente un bestseller. Il fatto che il principe si sia tolto la vita a 26 anni ha aggiunto un’aria di mustero a questo lavoro.
La novellistica thai fece la sua apparizione agli inizi del XX secolo con i lavori di ML Boopha Nimanheminda, Muai Muang Doem e Malai Choopinij che scrissero sia novelle che storie brevi sulla vita rurale. Fu' comunque col passaggio da monarchia assoluta a monarchia costituzionale che permise agli scrittori di adottare nuovi schemi e la letteratura si libero' delle catene che le imponevano di rappresentare solo storie sulla vita della classe regnante. Fu dal 1942 che cominciarono a fiorire storie che parlavano della vita degli agricoltori, dei pescatori e anche storie di prostitute "Ying Khon Chua" di Ko Surangkhanang, oppure storie d'amore o romantiche. Dopo la seconda guerra mondiale e con l'avvento al potere del Maresciallo in campo Sarit Thanarat (1958-1963) che la Thailandia entro' in un periodo oscuro in cui fu limitata fortemente la liberta' di stampa e proibita la publicazione di certi lavori letterari. Autori di critiche sociali furono arrestati e imprigionati l'unica cosa che gli scrittori potevano fare era produrre storie d'amore, le solite suppergiu' che si possono vedere nella televisione thai ancora oggi e che parlano di mia yai (moglie) e mia noi (amante, anche se non propriamente corretto) oppure della storia che un principe poteva avere con una comune. Durante gli anni '70 durante un periodo di soppressione del libero pensiero nacque un tipo di letteratura chiamato "La Letteratura della vita". Al fatto che la societa' aveva un dittatore come leader molti scrittori reagirono producendo lavori letterari che parlavano di societa' migliori, criticavano cio' che accedeva e rivelavano le disuguaglianze e la vita nelle campagne. Uno dei maggiori esponenti della letteratura thai fu l’ambasciatore e primo ministro MR Kukrit Pramoj. La sua collezione di storie brevi "Lai Chiwit", "Molte vite", e’ considerata un esempio dell’apice della moderna prosa thai. Durante le sollevazioni politiche che caratterizzarono gli anni ’70, come diversi editori di giornali thai compose commentari politici in versi klawn. Il suo piu’ famoso lavoro e’ il quartetto "Si Phaendin", "Il cerchio della Vita", che delinea la vita di corte durante i regni da Rama V a Rama VIII, e fu la piu’ lunga novella mai publucata in thai. Questi lavori offrono affascinanti spunti sulla corte reale durante il periodo interessato. La Storia di Jan Darra di un giornalista e scrittore di storie brevi, Utsana Phleungtham, fu publicata in thai nel 1966 e traccia le ossessioni sessuali di un aristocratico e di come esse passano a suo figlio. Phrapatsorn Seiwikun pubblica nel 1984 "Time in a bottle", trasformando i problemi di una famiglia media di Bangkok in un best seller. SP Sontow ha scritto e pubblicato piu’ titoli in inglese di qualsiasi altro scrittore thai. Nato in Bangkok, educato a Etone Cambridge, vive ora a Los Angeles e viaggia fra due citta’ degli angeli. La prodigiosa produzione di questo autore va' dalla fantascienza, al fantasy, alle storie di orrore. E comprendono Moon Dance, Darker Angels, e The Vampire beautiful daughter. La piu’ accessibile novella di Sootow e la piu’ evocativa della cultura thai e'"Jasmine night". Segue l’amicizia di un ragazzo thai di 12 anni con ragazzo americano africano, vicino a Bangkok negli anni intorno ai ’60. Il lavoro semiautobiografico mescola miti thai, greci e africani. Suoi lavori, molti anni fa furono publicati in Itala nella collansa Urania della Mondadori. A parte questi scrittori il nostro secolo non presenta grandi sviluppi rispetto alla letteratura odierna, intesa come modo di affrontare temi legati alla Thailandia contemporanea. Poche le firme, tutte sconosciute sul piano internazionale. Con l’eccezione di Pira Sudham, candidato al premio Nobel, nel 1990, e Khamsing Srinawk, entrambi nativi dell'Isan. I romanzi di Pira Sudham sono stati tradotti in varie lingue. Tutti dipanano le loro trame, a sfondo sociale, muovendosi fra la provincia di Buriram, nordovest della Thailandia, al confine con la Cambogia, nelle zone di piu’ profondo degrado sociale. Sudham descrive le condizioni di sottosviluppo economico, i drammi e le catastofi naturali, la speranza di un domani che garantisca non tanto il benessere economico ma la semplice sopravvivenza. Della funzione della sua opera lo scrittore dice: “Vedo quello che scrivo come una forza emergente dalle radici della terra, , dalla gente povera della Thailandia che non ha mai avuto voce in capitolo prima. Adesso, finalmente cio’ sta succedendo”. Khamsing Srinawk e' l'altro scrittore importante sulla scena letteraria del giorno d'oggi. Scrive anche sotto il nome di Lao Khamhawm. Nato ne;l 1930 nella provincia di Nakhon Ratchasima ha studiato alla Chulalongkorn University in Bangkok ed e' stato nominato Artista Nazionale in campo letterario nel 1992, e' conosciuto principalmente per le sue brevi storie satiriche come "Gold-Legged Frog". L’opera di Pira Sudham rappresenta il primo grande salto del paese per uscire dalla dimensione locale ed entrare in quella di respiro mondiale. Sudham caso isolato o maestro di una nuova scuola? La risposta e' delegata al futuro. Resta il fatto che egli e’ un capitolo nuovo e di molta importanza.

martedì 22 aprile 2014

Phra Siam Devadhiraj Image (พระสยามเทวาธิราช) Sakaeo


La replica della  Phra Siam Devadhiraj Image è situata di fronte alla stazione di polizia nel distretto di Aranyaprathet (Sakaeo). L'immagine è alta 1.29 metri. Phra Uthai Thammathari, l'abate del Wat Pa Mafai, ha costruito la replica nel 1975, più tardi, la gente del luogo ha costruito un rifugio a guglie per ospitare l'immagine, la cerimonia di posa della prima pietra si è tenuta il 20 dicembre 1985. A causa delle agitazioni all'interno del confine cambogiano confinante con Aranyaprathet  per più di 7 anni, Phrakhru Uthai Thammathari, ha dato la replica in custodia alla citta' di Prachin Buri, poi è stata messa alla frontiera per proteggere i soldati, i poliziotti e le persone dai combattimenti. L'immagine sacra è venerata dal popolo di Aranyaprathet e delle province vicine.

lunedì 21 aprile 2014

Moh Hom e Pha Zin


Nel nord della Thailandia nell'Antico Regno dei Lanna Thai, l'abito folk tradizionale della cultura può ancora essere visto in uso ancora oggi. Il venerdì, il personale di molte agenzie governative (l'ufficio postale o il Comune) indossano una camicia propriamente chiamata "Moh Hom" che i loro antenati di secoli fa' avevano creato come abito da avoro quotidiano. Allo stesso modo, molti guidatori di samlor o tuk- tuk indossano regolarmente la Moh Hom mentre le donne indossano l'equivalente femminile accoppiato con una gonna alla caviglia chiamata Pha Zin Certo, in momenti particolari dell'anno in cui una parata è una caratteristica del festival, quasi ogni persona locale sarà vista indossar ela Moh Hom e Pha Zin . Il tradizionale abito Lanna Thai e' immigrato con le persone secoli fa', quando il processo migratorio li ha portati dalle loro antiche radici nel sud della Cina. Questi erano i Tai Lue di Sipsong Panna che si stabilirono nella valle del fiume Mekong intorno Chiangsean e la zona del "Triangolo d'oro" e i Tai Yai di Nanzhao che sono arrivati dalla Birmania superiore, ora conosciuta come Shan United. I costumi indossati da questi popoli erano entrambi di design pratico e semplice, ma potevano essere facilmente adattati e adornati per le occasioni cerimoniali e festive. Uomini e donne indossavano la Moh Hom camicia senza colletto, per gli uomini era indossata sciolta con maniche a tre quarti, che dava libertà di movimento quando si lavorava nelle risaie bagnate, mentre per le donne la Moh Hom era sciancrata con maniche lunghe. Anche gli uomini indossavano i pantaloni al polpaccio (adatti per lavorare nei campi umidi di riso) chiamati Sador con una fascia a scacchi annodata intorno alla vita ( poteva essere usata anche come un copricapo o turbante per scongiurare il caldo del sole).Le camice Moh Hom e i pantaloni Sador erano tradizionalmente in cotone filato naturalmente bianco, che veinva tinto in un blu indigo con il succo di un albero locale "l'Hom Tree", della famiglia delle Acantacee. Diverse parti (foglie, rami e tronchi) dell' albero Hom venivano legati con la corda e immersi in acqua per 4-5 giorni fino a che non avessero raggiunto condizioni di decadimento. Poi venivano macinati in un mortaio e dopo la filtrazione, si otteneva il liquido indaco. Prima di usarlo a quel liquido veniva aggiunto calce e soda . Era messo in enormi pentole di coccio chiamato "Moh", e da qui deriva il termine "Moh Hom" per chiamare questi indumenti. Le camice Moh Hom per gli uomini sono chiuse con strisce di cotone e pioli di legno e la versione per le femmine sono chiuse con una fila di pulsanti sul davanti. La camicia Moh Hom è stata indossata da una delle tante minoranze Lao puan, emigrate nella città provinciale di Phrae, erano lavoratori delle Organizzazioni forestali durante la Seconda Guerra Mondiale. divenne cosi' popolare tra i lavoratori forestali, che più tardi lo stile venne adottato da tutta la regione. Il boom ufficiale fu' 1953, quando Ajarn Kraisee Nimanhemin fine intellettuale del nord, porto' questo vestito a Chiangmai per farne pubblicità. Come visitatori di Chiangmai e Chiangrai o di qualsiasi altra città della Thailandia settentrionale, avrete ampie opportunità di vedere la "Moh Hom" essere indossata sia quotidianamente che nelle cerimonie. Si puo' paragonare come il vestito nazionale o regionale di altri paesi, il cotone tessuto a mano della bella camicia Moh Hom per qualcuno, puo' diventare un regalo memorabile prima di tornare a casa.