martedì 20 agosto 2013

Campo Tham Hin in Suan Phueng District (Ratchaburi)


Il campo di Tham Hin è uno di un gruppo di nove campi di rifugiati birmani in Thailandia, che si trovano nel paese al confine con il Myanmar, sono a Mae Hong Son, Chiangmai,Tak, Kanchanaburi e Ratchaburi. Tham Hin (Ratchaburi) doveva ospitare 5.000 persone, ma oggi è sede di circa 7000 profughi, su un totale di 140.000 rifugiati che vivono nei detti campi, di cui l’80 di etnia Karen. Esistono da circa una quindicina di anni e vedono generazioni vivere, altre nascere e crescere senza conoscere altre realtà e senza mezzi per immaginare e progettare il futuro. Tham Hin è stato aperto nel maggio 1997 a seguito delle offensive dei militari birmani nella Tenasserim Division in Birmania, che ha causato ingenti spostamenti di civili attraverso il confine con la Thailandia Il campo Tham Hin è di fatto un "campo chiuso", in quanto alla fine del 1997, si sono verificati aumenti di popolazione. A causa della sua posizione isolata, il campo è fuori dalla distribuzione della rete elettrica, anche se l'ufficio del campo, la clinica e la scuola del campo e alcune famiglie hanno accesso ai generatori elettrici. Le condizioni di Tham Hin sono gravemente anguste, e sono state tenute volutamente rudimentali dalle autorità thailandesi, consentendo solo teli di plastica per la copertura delle capanne, perche’ la paglia, è considerata altamente infiammabile. L'insediamento è cronicamente sovraffollato. Le capanne di bambù fatiscenti sono intramezzate insieme lungo stretti vicoli, e ogni famiglia ha una superficie abitabile di soli cinque metri quadrati, la creazione dei servizi igienico-sanitari, ha evitato gravi problemi di salute. Il campo non è mai stato attaccato, anche se talvolta movimenti di truppe dell'esercito birmano nella zona hanno portato ad una maggiore consapevolezza della sicurezza. Ma quello che preoccupa di più la gente è il fatto che non possono lasciare il campo. Chiunque viene trovato a più di 300 metri dal confine del campo vene arrestato e rispedito in Myanmar. Viene negata ogni opportunità di lavoro o di interazione con il mondo esterno, i profughi hanno poco a che fare se non aspettare per gli aiuti alimentari. All’interno dei campi operano diverse NGO internazionali, che forniscono attraverso finanziamenti internazionali uno standard di vita minimo alle persone. I problemi psico-sociali sono in aumento come gli anni passano, le persone sono meno responsabili perché sono abituate ad essere dipendenti dagli altri. L’ingresso al campo è controllato da un check point dell'esercito thailandese. I pass sono esaminati dall'esercito, e, se tutto è in ordine, il cancello viene sollevato e si e’ autorizzati a procedere verso il campo Tham Hin Sebbene la Thailandia non è firmataria della Convenzione delle Nazioni Unite del 1951, relativa allo status dei rifugiati e considera i campi come "rifugi temporanei", la generosità del governo tailandese ai rifugiati e richiedenti asilo dura da decenni. Il paese ospita attualmente circa 84.900 rifugiati registrati e circa 62.000 non registrati richiedenti asilo provenienti dal Myanmar in nove campi lungo il confine tra Thailandia e Myanmar. La Thailandia è stata colpita dagli eventi nel vicino Myanmar, che ha visto sviluppi politici senza precedenti nel 2011 e 2012. I negoziati tra il governo del Myanmar e gruppi etnici armati hanno portato ad una serie di accordi di cessate il fuoco, che hanno portato la calma relativa nel Myanmar sud-orientale. La cessazione delle ostilità è significativo per i rifugiati del Myanmar in Thailandia: la stragrande maggioranza di quelli registrati che vivono nei campi thailandesi provengono infatti da zone in Myanmar, dove e’ stato annunciato il cessate il fuoco. La pace fragile, ha aumentato le prospettive di ritorni volontari nel Myanmar. Ma un sondaggio condotto dal Comitato dei rifugiati Karen al campo Tham Hin ha detto che il 46 per cento dei rifugiati Karen che sono stati intervistati vuole un reinsediamento in un paese terzo, un altro 27% preferirebbe restare in Thailandia e solo il 27% vorrebbe tornare in Birmania se la pace è garantita. L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha assistito più di 60.000 rifugiati di ristabilirsi dal 2004, soprattutto negli Stati Uniti, ma anche nei Paesi Bassi, in Svezia, Norvegia, Finlandia, Australia e Canada. Ma per molti nei campi la mancanza di prospettive per una vita al di fuori colpisce il morale, in particolare per le generazioni più giovani. Per molti, la vita del campo è tutto quello che sanno. La scuola è all’altezza di quelle fuori dai campi, ma le prospettive a lungo termine sono limitate. Lo sport è l'unica attività che aiuta a rompere la monotonia della vita nei campi. Tutti gli attori coinvolti, il Governo, le agenzie di attuazione e i donatori si sono assunti la responsabilità collettiva dei rifugiati Birmani, per migliorare le loro prospettive di una vita migliore, una vita al di là dei campi. L’Associazione italiana no-profit Moses, nata il 10 Marzo 2005 da soci fondatori sopravvissuti miracolosamente allo Tsunami del 26/12/2004 in Medio Oriente, opera in favore della popolazione Birmana direttamente sul campo attraverso i propri volontari.

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