venerdì 21 marzo 2014

Il gatto Siamese


Le origini del gatto Siamese sono molto remote e discordanti, secondo un antico manoscritto "Poemi del gatto", nel quale questi gatti dallo splendido mantello sono stati ritratti accanto ai reali del tempo, scoperto a Ayuthaya, la capitale del Siam attuale Thailandia, potrebbero risalire al 1350. Alcuni studiosi sostengono invece che potrebbe avere origini egizie risalenti all’epoca delle Piramidi e dei Faraoni, producendo, come prova a sostegno della loro teoria, i geroglifici e le pitture raffiguranti Bast, la dea gatta, le cui rassomiglianze con il nostro Siamese nella forma di testa e muso e la tipica colorazione sembrano davvero evidenti. La morfologia del gatto era medio-lunga, dalla muscolatura molto simile a quella del gatto europeo. Le stampe antiche rappresentano pertanto i gatti Siamesi con una manto molto corto dalle estremità più scure, caratteristiche dei felini selvaggi. I sovrani del Siam adoravano questi gatti, classificati come i più belli del mondo. I principi reali, attirati dal suo corpo color avorio con le punte scure e di suoi profondi occhi azzurri, lo accoglievano nelle loro sontuose dimore. Era severamente proibito farlo uscire dalla sua patria senza un’autorizzazione Reale e chiunque li volesse catturare rischiava la pena di morte, erano gatti sacri, allevati dai sacerdoti come guardiani dei templi. Per questo motivo, i Siamesi non fecero la loro apparizione in Europa se non dopo l’inizio del XX secolo, grazie ad una coppia di gatti ceduti al console generale di Gran Bretagna a Bangkok,erano due splendidi esemplari, Pho e Mia, a Owen Gould e al francese Auguste Pavie nel 1884 dal Re del Siam. Nel 1885 fecero la loro prima apparizione al Crystal Palace di Londra e suscitarono molto interesse, tanto da assicurare un futuro alla razza. Verso la fine degli anni Settanta, la voglia di rinnovamento tipica dell’epoca, toccò anche l’universo felino Siamese. Per attirare gli appassionati bisognava ricercare un micio più snello, dal corpo quasi tubolare, dalle zampe alte e sottili e dalla piccola testa triangolare. Un gatto dalla futuristica linea slanciata e quasi stilizzata, linea che caratterizza l’avvenente Siamese di oggi. I primi soggetti nati in Europa non ebbero molto successo e, nonostante gli sforzi per la selezione della razza, avevano un fisico poco robusto e si ammalavano spesso. I decessi erano numerosi e dovuti, nella maggior parte dei casi, ad enteriti o gravi patologie respiratorie. Inoltre presentavano ricorrenti difetti genetici come strabismo e coda ricurva. La leggenda narra che il suo leggero strabismo, soprattutto dei primi esemplari ottenuti, fosse una conseguenza del suo compito di custode dei vasi colmi di pietre preziose dei Palazzi e Templi antichi. Esso infatti fissava senza sosta i tesori fino a divenire strabico per lo sforzo! Le principesse infilavano nella sua coda, al momento del bagno, i loro preziosissimi anelli che il gatto, premuroso e attento, teneva al sicuro ripiegando e annodando la coda per evitare che andassero smarriti. Il Balinese è la varietà a pelo lungo del Siamese ed è nato, in Siam, incrociando Siamesi e gatti d’Angora. Nonostante questa partenza poco incoraggiante e grazie alla costanza degli allevatori, ci furono notevoli miglioramenti sia sul piano della salute (nel frattempo iniziarono ad essere disponibili anche medicinali più efficaci e vaccini) che su quello della genetica. Nel 1920, qualche anno dopo la sua creazione, il Siamese cat club stilò dei rigorosi criteri standard che questo gatto doveva rispettare per poter essere considerato Siamese di razza pura, cercando in tal modo di contenere il diffondersi di esemplari totalmente atipici che cominciavano a proliferare con corpo massiccio e testa tonda la cui unica caratteristica comune con il vero Siamese erano due intensi occhi blu. L’antico Siamese, non più rispondente al moderno standard della razza, cedeva il posto, negli allevamenti e nelle esposizioni, al nuovo affusolato Siamese. Lasciato a se stesso, il Siamese andava diventando sempre più raro tanto da costringere a faticose peripezie i suoi ammiratori. Tuttavia, il vecchio Siamese, non solo arriva fino ai giorni nostri, ma cavalca le passerelle delle mostre feline. così nel 1998 alcuni esemplari sono stati riconosciuti nuovamente come "gatti di razza". Essi sono ora i capostipiti della razza che però non poteva più essere chiamata "Siamese", ed è stata chiamata Thai, come l’odierna terra di Siam che oggi si chiama Thailandia.

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